Archivio per gennaio 29th, 2009

di Marco Lombardo

Certo, c’è Serena. C’è sempre lei, la Williams più piccola e più grossa, che si appresta a vincere il suo decimo Slam e riconquistare il numero uno al mondo: le sono bastati solo due set per far fuori Elena Dementieva e per riproporsi nella finale degli Australian Open nel solito anno dispari, visto che a Melbourne ha già vinto nel 2003, nel 2005 e nel 2007. L’ultimo ostacolo sarà la russa Dinara Safina, ma vogliamo credere che la sorellina di Marat la possa davvero fermare? Molti lo sperano, ma anche se fosse il tennis femminile odierno non ne uscirebbe alla grande, perché dopo anni di dominio Williams (ma con avversarie di altro spessore), la splendida parentesi Henin e l’avvento glamour della Divina Maria Sharapova, ora il livellamento è inesorabilmente verso il basso. Insomma, il tennis femminile cerca una regina e alla fine ritrova la solita Serena, anche perché le altre vengono fuori a tratti ma poi si sciolgono al sole. E il caldo autraliano c’entra poco. In pratica: ci sono le russe, ma al di là della Sharapova, attualmente infortunata, le altre sembrano tutto tranne che una numero uno. La Dementieva, appunto, così carina ma così fragile. Eppoi la Safina, grandi mazzate come la Petrova e pure la Zvonareva, oppure la Kuznetsova, più agile tatticamente ma sempre troppo leggera. Dopodiché le serbe, con la Jankovic fino all’Australia numero uno al mondo senza aver vinto uno Slam e la Ivanovic che ogni tanto finisce per rompere lo specchio. Tutte fuori perché ripassa la Williams. E poi poco altro, così finisce che quando Serena decide che è l’ora di giocare a tennis non ce n’è più per nessuna: a 27 anni, dunque, si appresta – salvo sorpresona – all’ennesimo trionfo, ma dietro di lei ora c’è il vuoto. E soprattutto non c’è una rivalità come quella che Melbourne probabilmente rimetterà in scena tra gli uomini: Federer infatti è già in finale. Scommettiamo che ci arriva anche Nadal?
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it
(per gentile concessione dell’autore, fonte: Il Giornale.it)

di Stefano Olivari

Avete presente gli infortuni del sabato pomeriggio, le famose contratturine, oppure quel crack sentito proprio tirando l’ultimo rigore prima della doccia? Peccato per quel forfait della vigilia, ci sarà sotto un caso? Magari una discussione con l’allenatore sulla posizione in campo…Si tratta in molti casi di doping, o più spesso di droga assunta per piacere-vizio, rilevato da un controllo medico interno e come tale da far sfuggire ai controlli. Con un tasso di disidratazione normale basta smettere di sniffare coca, per fare un esempio caro a molti calciatori (anche padri di famiglia con foto posata sul settimanale complice), al giovedì per risultare puliti la domenica. Per questo siamo restii a crocifiggere quei pochi che pagano per tutti, anche se proprio questa sarebbe la logica della crocifissione.
Premessa per dire che ci dispiace che le carriere e le vite di Daniele Mannini e Davide Possanzini vengano rovinate da questa sentenza del Tas: un anno di squalifica per essersi presentati in ritardo a un test antidoping dopo la partita del Brescia (dove all’epoca giocavano entrambi, adesso Mannini è al Napoli) con il Chievo del dicembre 2007. Possiamo dirlo? Ci sembra di notare uno strano accanimento, lo diciamo da non tifosi di Mannini, Possanzini, del Napoli o del Brescia. La Figc aveva assolto infatti i due, per un comportamento sicuramente grave (in teoria, perché in pratica i due erano nello spogliatoio con il resto della squadra) ma non diverso da quello di tanti campioni graziati in circostanze analoghe, poi il Coni a cui gli atti erano stati trasmessi aveva chiuso la vicenda con un buffetto (15 giorni di squalifica). A questo punto la Wada, cioé l’agenzia mondiale antidoping, ha fatto ricorso, chiedendo due anni di squalifica, ed adesso è arrivata la decisiona di Losanna. Comunque la si veda, l’equiparazione di un’ingenuità (magari anche dolosa, mettiamo per ipotesi che Mannini e Possanzini siano davvero ‘cattivi’) a quella del reato vero e proprio, cioè quello di essersi dopati.
Non vogliamo essere innocentisti a prescindere, pur vedendo il caos che regna nelle zone intorno agli spogliatoi dopo le partite, ma solo dire che il caso di Mannini e Possanzini ricorda solo vagamente quello di Rino Gattuso (rifiutò un prelievo di sangue dopo un Roma-Milan, che comunque non era obbligatorio, con spiegazioni per tifosi di bocca buona: ‘Il mio doping è il peperoncino’) ed invece moltissimo quello di Francesco Totti: un ritardo di circa un quarto d’ora nel presentarsi al test antidoping obbligatorio (quello sulle urine, insomma) dopo Roma-Torino del maggio 2007 giustificato in maniera risibile (”Mi faceva male la caviglia”). La cosa curiosa è che nell’occasione non è che ci fu un giudizio morbido, ma non ci fu proprio giudizio. La procura antidoping della Figc nemmeno segnalò la cosa al Coni e nell’ottobre dello stesso anno la Corte di Giustizia (sempre Figc) archiviò tutto, cioè niente. Il circuito Coni-Wada-Tas-Eccetera in quell’occasione non si attivò.
stefano@indiscreto.it

di Stefano Olivari

Dove gioca adesso Tizio? Basta prendere un almanacco, anche se la maggior parte di quelli in commercio è incompleta o centrata su un paese solo. Come sta giocando? Occorre un minimo in più di fatica, guardando ogni tanto una partita o le tonnellate di dvd che procuratori o sedicenti tali mandano ai giornalisti, per non parlare dei servizi per addettissimi ai lavori (quello del momento è proposto da Wisport). Aspettando le vostre curiosità (unica regola: gente con almeno un minuto giocato nella nostra serie A), ecco le risposte alle recenti richieste di amici e lettori sfruttando le ore che ogni giorno dedichiamo al lavoro (che purtroppo non è Indiscreto). Abbiamo raggruppato le domande riguardanti l’Inter di LippiTardelli, punto più basso in molti sensi della gestione Moratti Massimo e non a caso ricordata come una squadra di culto sia da interisti che da anti-interisti.
1. Nicola Beati, ordinato centrocampista intravisto anche con Cuper, ha quasi 26 anni e sta facendo molto bene nell’Arezzo in quella che ci ostiniamo a definire C1. L’infortunio al ginocchio di qualche anno fa con l’Italia Under 20 ha fatto passare il treno (ha giocato in quasi tutte le nazionali giovanili, fra l’altro), ma l’età è ancora relativamente verde. Ammettiamo che ci è venuto in mente leggendo le sentenze del giudice sportivo di questa settimana.
2. Stefano Lombardi, difensore per certi versi emblematico del calcio delle plusvalenze (è stato tesserato per quasi tutti i club leader del settore: dalle due milanesi al Perugia di Gaucci, passando per la Lazio di Cragnotti), in questa stagione ha giocato solo una partita nel Modena, in B: ha un contratto fino al 2010, a 34 anni si vedrà.
3. L’attaccante Antonio Pacheco, incredibile ricompensa a Paco Casal per l’incredibile rinnovo del contratto di Recoba (a 16 miliardi di lire netti a stagione), a 33 anni è ancora vivo e lotta insieme al suo Penarol: sta facendo il suo. Non sarà Fernando Morena, ma è di sicuro un calciatore.
4. E Francisco Farinos, ingiustamente considerato una cervellotica richiesta di Cuper? A volerlo fu ‘Grazie Marcello’ Lippi, nell’estate del 2000, dopo la prima delle due finali di Champions di Don Hector (un perdente, secondo i canoni giornalistici correnti)…Finita la benzina dei tempi di Valencia si sta trascinando discretamente nell’Hercules di Alicante, nella serie B spagnola. L’anno scorso era il pupillo di Goikoetxea (proprio quello che spaccò una gamba a Maradona), quest’anno abbiamo letto che con Mandià ha qualche problema.
5. La settimana passata abbiamo guardato frettolosamente un servizio montato su Stephane Biakolo, ma per il nostro giochino non vale (non scese in campo nemmeno un minuto, comunque adesso è nel Martigues, dilettanti francesi). Suo coetaneo, però con una presenza in quella mitica stagione, è il centrocampista Carlo Trezzi, che sta giocando poco nel Foggia in C1 dopo parecchi anni nella Pro Patria, con rendimento in calando rispetto ai promettenti inizi.
Lo spirito del giochino lo avete capito: metteteci alla prova con richieste che non riuscite a soddisfare con il Panini, altri almanacchi o Wikipedia. Unica regola, lo ribadiamo, almeno un minuto in serie A. Possibilmente negli ultimi dieci anni, in modo da non scrivere il solito articolo per nostalgici.
stefano@indiscreto.it