Archivio per ottobre 6th, 2009

Abbiamo già parlato della deriva calciofila e calciocentrica di SkySport? Forse cento volte. E ogni nuovo segnale va in questa direzione. Di poco fa è la notizia che Sportitalia si è assicurata i diritti per l’Eurolega relativi alle prossime 3 stagioni, quindi fino al maggio del 2012. Un grande colpo per l’emittente di Tarak Ben Ammar (51%, il resto è dei francesi di Tf1), che restringendo il discorso al basket potrà unire così l’Eurolega alla Nba (condivisa con Sky, che ha diritti diversi) e ai Dilettanti: tutto in chiaro, nelle regioni coperte dal digitale terrestre. Un sospiro di sollievo per le squadre italiane, che già vedevano lo spettro dell’autoproduzione della partite casalinghe (il contratto con l’Eurolega la prevede e lo scherzetto sarebbe costato sui 10mila euro a partita), qualche mugugno degli appassionati legati ai telecronisti Sky (le partite di punta di SI dovrebbero essere raccontate da Guido Bagatta e Dan Peterson) e una domanda da appassionati anche di calcio: la Russian Premier League o la MLS, per non parlare del Mondiale Under 20 in Egitto, spostano più abbonamenti di un CSKA-Panathinaikos di Eurolega? Non è una domanda retorica, la risposta potrebbe purtroppo anche essere sì.

La cosa meravigliosa del calciomercato è che vale tutto, senza controllo e a volte anche senza logica. Non solo i giornalisti possono scrivere impunemente la prima cosa che salta loro in mente, facendo un favore all’amico procuratore che saprà ricambiare, ma chiunque si definisca ‘imprenditore’ può dirsi interessato a una squadra guadagnandosi quel titoletto e quella pubblicità gratis che nel mondo serve sempre. Il petroliere albanese Rezart Taci ha dichiarato al Guerin Sportivo (a proposito, ci dicono che stia per diventare mensile: ci viene da piangere) attualmente in edicola che nel caso Berlusconi mettesse in vendita il Milan lui è lì, pronto per acquistarlo. Forte di soldi non quantificabili (in ambiente Fininvest comunque valutano la società rossonera 700 milioni di euro) e di un’amicizia con Berlusconi e Galliani. Per avere i trafiletti della grande stampa nazionale il Bologna era evidentemente troppo poco. In futuro, quando Taci dovrà mettere a segno qualche colpo nel settore dell’energia, visto che ha un’azienda che esiste davvero, sarà sempre ‘quello che voleva comprare il Milan’. E queste cose servono.

di Libeccio
1. Il razzismo da stadio ha mietuto un’altra vittima illustre, questa volta colpita addirittura dal fuoco amico. Il suo nome è Stefano Okaka, che nella vita svolge onestamente la professione di calciatore della Roma. Durante la gara di Europa League contro il Cska Sofia ha segnato il primo gol e poi come fanno (quasi) tutti i giocatori si è involato a festeggiare verso la sua curva. Soltanto che dalla questa curva (una parte piccola, ma non marginale) si sono levati contro il giocatore ululati, buuu, grida di scherno e sputi, per il solo fatto che Okaka ha la pelle scura. Ci chiediamo cosa si provi quando si viene fatti oggetto di una prova così violenta di disprezzo umano e come si possa sentire un ragazzo di 20 anni “dopo”. Okaka fra l’altro è italiano al 100% essendo nato a Castiglione Del Lago (Pg) da genitori nigeriani venuti nel nostro paese alla ricerca di un futuro migliore. Non che per un Okaka congolese lo scherno sarebbe stato giustificato, era solo per la precisione.
2. E’ indubbiamente più facile fare questi discorsi con Okaka, che con tutto il rispetto non è Totti o De Rossi, che con Mario Balotelli: perché con il campione famoso scatta sempre l’editoriale giustificazionista, del genere mafiosetto ‘Un po’ se l’è cercata’. Come Balotelli anche Okaka rappresenta un futuro calcistico italiano che può calcare le orme di quelli francese, inglese e tedesco dove è facilissimo vedere già da molti anni giocatori naturalizzati o cittadini a tutti gli effetti di quei paesi, anche se con un colore della pella diversa. In Francia accade per i giocatori maghrebini, in Germania per quelli di orgini turche, in Gb per quelli delle ex colonie britanniche. 3. Mario Balotelli e Stefano Okaka sono italiani a tutti gli effetti anche se le loro vicende umane partono da più lontano. Balotelli ha i genitori naturali provenienti dal Ghana. Come Okaka è nato in Italia, solo che è stato abbandonato dai genitori all’età di due anni anche per il fatto che in tenerissima età era stato operato per una grave malformazione allo stomaco che (sembrò allora) ne avrebbe reso complicata l’esistenza. A soccorrerlo una famiglia italianissima dal cuore straordinario che lo adotta e lo cresce amorevolmente ai giorni nostri.
4. Tornando a Okaka e a tutti i casi simili in campionati senza visibilità mediatica, non ci sorprende che qualche ragazzo disadattato, lui stesso oggetto di processi complessi di emarginazione umana e sociale, punti a scaricare sul ‘diverso’ le proprie miserie. Ci fa però specie che non ci siano una presa di distanza netta e chiara e pronunciamenti di assoluta fermezza (sospensione della gara, del campionato, inasprimento della legislazione penale per gli episodi violenti) da parte della intera macchina calcistica nazionale e intendiamo per questo le società di calcio, i calciatori tutti, gli organismi di governo del calcio. Ma soprattutto i giornalisti, molti dei quali pensano (sbagliando anche dal punto di vista del marketing, oltre che da quello etico) che i tifosi da curva siano i loro veri ‘clienti’.
Libeccio
(in esclusiva per Indiscreto)

I vostri/nostri interventi su calcio e dintorni dal 6 ottobre 2009 all’eternità (forse)…

di Stefano Olivari
L’individualismo è alla base della psicologia di ogni scommettitore, ma a volte purtroppo bisogna anche guardare gli altri: cosa giocano e con quali volumi. Per due motivi. Il primo: la distribuzione percentuale del gioco sulle singole possibilità (molti bookmaker la propongono anche in homepage, di sicuro è ricavabile da tutti i siti di exchange) dà l’idea di quanto la quota sia frutto di allibraggio e quanto invece di valutazione tecnica. L’esempio scontato è la vittoria del Napoli, a prescindere dalle partite: avendo una grande massa di tifosi la squadra partenopea risulta infatti favorita molte più volte di quanto un osservatore neutrale penserebbe. Il sistemista le giocherà quindi contro, perché le quote sbagliate sono quasi sempre il pari e la sconfitta. Con questo non vogliamo dire che il Napoli perderà con una squadra di dopolavoristi, ma solo che il pari e la vittoria di questa squadra di dopolavoristi saranno pagati più di quanto i valori sportivi consiglierebbero. Il secondo motivo per osservare attentamente i volumi di gioco? Capire il movimento futuro della quota. Una massa di denaro sul lato back (quello sinistro) degli exchange significa che esiste un numero abnorme di persone che ritiene quella quota profittevole. Essendo quindi destinata a scendere, l’operatore professionale prenderà subito posizione sul lato lay (cioè ‘bancando’) ricoprendosi più tardi. Noi dilettanti ci limitiamo ad intuire che saliranno le quote degli altri risultati, quindi se abbiamo intenzione di giocarle aspetteremo.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale di oggi)