Archivio per novembre 12th, 2009

Quanto costa una media serie A nel basket italiano? Giancarlo Iacchini del Messaggero lo ha chiesto a uno che conosce la materia come Valter Scavolini, da trentacinque anni in questo mondo prima come proprietario dietro le quinte (presidente era Palazzetti), poi come patron totale ed infine ‘solo’ come sponsor sopravvivendo a tutti gli Amadio che purtroppo infestano l’ambiente. Dallo storico spareggio con la Superga Mestre alla tranquillità attuale, passando per scudetti, campioni e cadute. Scavolini non fa cifre, tranne quella degli incassi annuali: dai due miliardi di lire dei tempi d’oro ma anche d’argento siamo passati ai nemmeno 500mila euro attuali. Insomma, la metà: e rispetto ad altre piazze è anche andata di extralusso. Spese generali e settore giovanile costano sul milione e mezzo, gli ingaggi della prima squadra sui tre milioni di euro a stagione. La prima cifra viene coperta con incassi, piccoli finanziatori (si può entrare nel consorzio anche con quote di 25mila euro, in totale con questo sistema si raccattano 700mila euro) e piccoli sponsor locali. La seconda, i 3 milioni, è tutta sul groppone di Scavolini e dei Vellucci. Nostra sintesi: l’importanza del basket a Pesaro supera quella di ogni altra città (Bologna ha pur sempre il calcio in serie A) capoluogo di provincia, l’Adriatic Arena è un impianto da alta Eurolega, la zona non è povera, la gente conosce la realtà del basket e non pretende colpi in stile Olympiacos. Però i conti non tornano lo stesso. Si capisce quindi che quando manca il monarca illuminato, non è per sua fortuna il caso della Pesaro attuale, rimangano sulla piazza solo gli avventurieri. Tutto questo per dire che viene da ridere quando si legge di ‘investimenti’ nel basket.
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di Stefano Olivari

Da Napoli stanno arrivando ogni giorno notizie e deposizioni clamorose, che tutti i beneficiari dell’osceno patto non scritto dell’estate 2006 (vi diamo scudetto e Ibrahimovic, voi non rivangate il passato e vi godete le vittorie, teniamo tutto circoscritto alla stagione 2004-2005: prima e dopo nessuno ha parlato al telefono o condizionato arbitri) hanno interesse a far cadere nel vuoto. Sentire Luciano Moggi scagliarsi contro Franco Carraro merita però una riflessione in più. Entrambi per quasi un ventennio sono stati il braccio a volte violento del sistema Geronzi nel calcio, a livelli diversi. Carraro uomo di raccordo con la Fiat, la politica romana di varia natura, i consessi sportivi internazionali e volto gradito a tutti i grandi club (quando dovevano lamentarsi per qualche presunto torto, Moratti e Berlusconi lo facevano con lui). Moggi tessitore dei rapporti con società indebitate e mille personaggi con cui banchieri e dirigenti non vogliono sporcarsi le mani. Un meccanismo quasi perfetto che distribuiva vittorie o almeno contentini a quasi tutti, a volte anche scippando la stessa Juve di Moggi (scudetti di Lazio 2000 e Roma 2001), con i perdenti tenuti buoni con promesse mai mantenute. Deposizione di Moggi: ”Sono stato anche accusato di aver fatto retrocedere il Bologna, quando poi si va a leggere di un’intercettazione dell’allora presidente federale Franco Carraro nella quale dice al designatore Paolo Bergamo che bisogna aiutare Lazio e Fiorentina a evitare la retrocessione. Guarda caso retrocedono Bologna e Brescia e si salvano Lazio e Fiorentina. L’intercettazione del presidente della Figc passa inosservata”. Incredibile che Carraro non sia a Napoli, in almeno una delle sue incarnazioni: sì, sappiamo che è stato prosciolto. Alla fine il sistema ha sacrificato il suo volto meno presentabile alla massa di bocca buona (quella che vive nel mito dello ‘stile’ e delle ‘battute’ di miliardari ignoranti e cocainomani), che solo grazie a rapporti personali e qualche notizia riservata è riuscito calcisticamente a sopravvivere. Ci dicono che abbia intenzione di aprire a breve il capitolo sui giornalisti miracolati, alcuni dei quali nel momento del bisogno non gli sarebbero stati abbastanza fedeli.