Archivio per dicembre 30th, 2008

Due settimane fa a Marek Hamsik viene rubato il Rolex durante un’aggressione a Napoli, che avrebbe potuto finire molto peggio: storia purtroppo normale, che merita un boxino sui giornali perchè c’è di mezzo un calciatore. Intervista del centrocampista slovacco ad un quotidiano del suo paese, pubblicata ieri: ”Il mio orologio è alla stazione di polizia di Napoli, è stato ritrovato dai nostri tifosi. Hanno saputo come fare: per loro i calciatori del Napoli sono come divinità”. Prevenendo gli editoriali simpatizzanti con la ‘simpatia’ di questa vicenda, una modesta considerazione: nella migliore delle ipotesi questo gruppo di tifosi del Napoli ha buoni rapporti con i delinquenti, nella peggiore di questo gruppo fa direttamente parte qualche delinquente. Per non parlare del mito del calciatore da non toccare, il Rolex è sacro mentre la pensione del vecchietto (tasto demagogia) all’uscita dalla posta no.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it

Non è un caso che di tetto degli ingaggi a livello europeo parli la lega europea meglio gestita, cioè la tedesca DFL, attraverso il suo presidente Reinhard Rauball. In un’intervista a Kicker il dirigente ha parlato di un massimo 50% del fatturato da destinarsi al personale. Per la verità anche questo meccanismo porterebbe a storture, perché è chiaro che in ogni caso il Bayern fatturerà più dell’Hoffenheim, ma come inizio non sarebbe male ed eviterebbe la deriva verso uno sport senza identità, in cui il primo miliardario o anche il primo millantatore (campione mondiale il Domenico Barbaro dell’estate 2001, che per dieci giorni mise lo sport di Reggio Calabria al centro del mondo, ingaggiando Myers e Recalcati e contattando Sabonis, prima di scomparire nel nulla) possono distruggere storie secolari. Il problema vero, che purtroppo non potrà risolvere nemmeno un Platini ispirato, non è tanto il nero o tarocchi come i diritti di immagine (trucchi eticamente sporchi, ma a livello di bolancio formalmente esterni alle società) quanto la differente imposizione fiscale fra paesi. Si potrebbe risolvere la questione centralizzando i pagamenti (a Nyon ci sarà una banca, crediamo) dopo avere ricevuto le somme dai singoli club. Però diciamo la verità: non ci crediamo. Per quale ragione chi ha acquisito un vantaggio competitivo incolmabile, grazie soprattutto ai soldi della Champions League, dovrebbe rimescolare le carte? E per quale ragione la UEFA dovrebbe toccare il suo motore finanziario? Accontentiamoci di uno sport strutturalmente disonesto, dove i grandi club, quelli con lo sceicco (anche di nome Moratti) o rendite di posizione politiche, non hanno alcun merito nell’essere più forti di quelli piccoli.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it