Archivio per febbraio 21st, 2008

Arbitraggi da Champions

I club italiani sono usciti decentemente dall’andata degli ottavi di Champions, guardando solo ai risultati, venendo però surclassati a livello di gioco. Cose che succedono, magari al ritorno accadrà il contrario e senza pudore ribalteremo le nostre granitiche convinzioni: le ‘eroiche’ difese interiste in dieci per un’ora, il Real ‘poco concreto’ e l’intelligente ‘muro’ Milan a maglie in campo invertite sarebbero stati, secondo il manuale del bravo geogiornalista, martellanti superiorità di una squadra brava a crederci fino alla fine, con Ibrahimovic abile nel guadagnare l’espulsione di Carragher, una splendida Roma che ha fatto passare passare 90 minuti di terrore a Casillas, soccombendo davanti ad un Real fortunato, ed un Milan dalla manovra avvolgente che ha buttato l’Arsenal nella sua area ma ha pagato l’assenza di un uomo-gol come Inzaghi, e peccato per quella traversa di Gilardino. Rispetto al campionato, la differenza più sensibile che si è notata è stata nel metro di arbitraggio: in Italia il fallo professionale ed in generale tattico non ha, nonostante le raccomandazioni di Collina (e la casistica dell’International Board, va aggiunto) sulle maglie trattenute, una sanzione univoca, mentre si tende a punire di più tackle e spallate anche puliti, per non parlare dei rigori che invece in Europa sono stati ‘depotenziati’ semplicemente concedendoli solo in casi macroscopici. Che una squadra molto fisica come l’Inter abbia sofferto più (ma poco di più) di Milan e Roma il cambio di scenario, oltre ad avere avuto anche in parità numerica un atteggiamento da italiana anni Settanta, è in fondo una cosa logica più dei discorsi sulla ‘dimensione internazionale’, visto che in Italia Ibrahimovic gioca anche contro Milan e Roma. Comunque i fisici, soprattutto quelli usurati da carriere pesantissime, stanno ad uno ad uno crollando: pensando all’Europeo con tre difensori di trentacinque anni su quattro, con il quarto che ne ha trentuno…

Inglesi come una volta

1. Qualche tempo fa in questa rubrica avevamo detto che gli stili calcistici nei campionati europei praticamente non esistevano più. Niente più modello inglese, tedesco o italiano, ma un modo di giocare che sostanzialmente si andava un po’ a uniformare in tutto il Vecchio Continente. Questo ovviamente è dovuto alle conseguenze della famosa e plurimenzionata legge Bosman che dalla fine del 1995 ha permesso la libera circolazione dei calciatori. Ebbene, l’ultimo turno di Champions League ci ha parzialmente – ma sottolineiamo solo parzialmente – smentito, visto che ad esempio abbiamo visto sia il Liverpool che l’Arsenal assalire a testa bassa l’Inter e il Milan rispettivamente. Sembravano partite di coppe europee anni Settanta e Ottanta, con le italiane impegnate ad erigere una linea Maginot da opporre allo straniero. L’unica differenza rispetto al passato è che forse le compagini inglesi oggi sono più smaliziate e vent’anni fa probabilmente un Arsenal-Milan di quel tipo avrebbe visto i Gunners uscire sconfitti alla fine, trafitti magari da un contropiede che avrebbe fatto scrivere ai giornali nostrani che “ è stata una partita tatticamente perfetta, si è aspettato l’avversario per poi colpirlo quando questi era stanco”. Non sappiamo come andranno a finire questi confronti ma, dopo le partite d’andata, è ovvio dire che le due inglesi hanno destato un’impressione migliore, almeno dal punto di vista della personalità se non proprio della tecnica pura. In questa “modernizzazione nella tradizione” delle squadre britanniche, un grande merito va ovviamente ad alcuni tecnici stranieri, quindi un grande plauso a Wenger e Benitez.
2. Ci sembrano lontani i tempi nei quali il calcio inglese era dirompente ma confusionario, potente ma ingenuo. Ricordiamo ad esempio la splendida cornice del Villa Park per il quarto di finale fra Aston Villa e Juventus nel marzo del 1983. In quel caso gli italiani furono così abili da segnare nei primi secondi di partita con Rossi, tanto che Telemontecarlo – che trasmetteva la partita – era ancora in pubblicità, pensando che così presto di solito le squadre sarebbero state ancora in fase di studio. Dopo il pareggio del Villa con Cowans, poi, Boniek colpì ancora mettendo un punto esclamativo sul passaggio alle semifinali che poi sarebbe stato legittimato anche nella partita di ritorno. Stessa ingenuità anche l’anno successivo da parte del Manchester United e sempre contro la Juve. In questo caso si trattava delle semifinali di Coppa delle Coppe. I bianconeri giocarono alla grande la prima partita in Inghilterra ma al ritorno Norman Whiteside seppe rispondere al vantaggio bianconero finchè un certo paolo Rossi quasi allo scadere portò la Juventus alla finale poi vinta a Basilea. In quegli anni si diceva che le squadre inglesi e tedesche fossero così, che non giocassero mai per il pareggio e anche quando lo raggiungevano dopo essere state sotto c’era sempre e comunque la ricerca della vittoria. Lo stesso anche si era detto per la Germania Ovest che nellla finale mondiale del 1986 seppe recuperare due gol all’Argentina di Maradona, per poi permettere a Burruchaga di correre indisturbato dal centrocampo verso la porta difesa da Harald Schumacher e trafiggerlo senza pietà. Oggi il calcio europeo è decisamente cambiato, bello però ogni tanto vedere un’inglese all’arma bianca mentre un’italiana erge le barricate per poi magari uccellarla alla fine.
3. Grande Liverpool in Europa, dicevamo. Molto piccolo – come ormai da troppo tempo accade – invece in Patria. Sabato scorso è arrivata una clamorosa sconfitta interna in FA Cup contro il Barnsley, squadra del Championship. Nei turni precedenti i Reds avevano comunque sofferto: nel terzo la squadra di Benitez era uscita da Kenilworth Road – tana del Luton Town- con uno stentato pareggio, anche se poi aveva travolto gli avversari di League One ad Anfield per 5 a 0. Nel quarto addirittura si è rischiata la figura storica, visto che i Reds sobno andati due volte sotto e perdippiù ad Anfield contro i dilettanti dell’Havant and Waterlooville, per poi riuscire a vincere la partita per 5 a 2. In definitiva, se alle eliminazioni in FA Cup e League Cup si somma anche un anonimo quinto posto in campionato, al Liverpool anche quest’anno resta solo la Champions e il futuro di Benitez è più che mai legato ai 90 minuti che si giocheranno a San Siro.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com