Archivio per giugno 6th, 2008

Oscar Eleni da Collealbuccio, sopra la nobile città di Siena, nel disperato tentativo di non vedere arbitri che corrono sulla salita, nell’impossibile ricerca di un riparo per il temporale delle due, ora del coyote timido, nell’incredibile paesaggio che scavatrici urlanti stanno cercando di rovinare anche nella più bella delle città, lontano dalle cinta dove sanno cosa è un buon prosciutto, vicino alla guidatrice dell’autobus pubblico che ha raccattato il viandante senza più difese contro la pioggia, la polmonite, la crisi da fatica anche in discesa, la rabbia di aver lasciato dove non servivano cappello ed ombrella, benedetta donna a cui dedicheremo le poche preghiere che ancora ricordiamo, non nella ricerca di una trinità, una divinità, ma soltanto di calda umanità. Meravigliosa creatura come ci ricorda Gianna Nannini che diventa la compagna di viaggio ogni volta che si va o ci si avvicina a Siena, pur rinunciando allo spuntino troppo caro nel bar di famiglia affollato, come sempre, da un turismo che non manca mai nella città che ha tutte le ragioni per non chiedere nuovi collegamenti con il mondo fuori dalle mura, preferendo di gran lunga la sacra confusione del Grattacielo, ma tutto ha un senso se ti lasci prendere dalla nostalgia guardando la Valmontone dalla Chiesa dei Servi, sapendo che anche il prossimo luglio ci sarà guerra in contrada come ha cercato di spiegarci l’amico del Nicchio.
Ci eravamo portati dietro un libro, La questua del Maltese che iniziò scrivendo anche di basket, cosa di cui finge di non avere ricordo, ma lo stesso vale per chi lo leggeva a quei tempi, che dovevamo consegnare al presidente federale Maifredi da parte dell’avvocatone Porelli, l’unico che avrebbe da ridire sulla nuova vocazione di Alfredo Cazzola a dotare di beni immobili le società sportive, nel ricordo della svendita di quegli appartamenti Virtus che furono uno dei tanti capolavori manageriali del Torquemada che ancora oggi farebbe piazza pulita di tanti fantocci. Un libro regalatogli a Milano, ma dimenticato fra le chele di un’aragosta alla valenciana. Non si è visto il presidente pizzicato nella previsione sulla vittoria del Montepaschi per lo scudetto di questa stagione. Si è risentito, ha fatto un comunicato per smentire, il famoso tacon peggiore del buso, non si è visto sul campo delle lacrime romane dove certo qualcosa è apparso strano tipo la differenza nei tiri liberi 24 su 28 contro 8 su 8 nella prima, ma addirittura 30 su 40 contro 11 su 15 nella seconda diretta con precisione chirurgica da chi sapeva fare il proprio mestiere, appena si è accorto che molti giocatori della Lottomatica non sapevano fare il loro. La verità in questa battaglia delle parole che ha portato il carrozzone verso la domenica romana è che gli sfidanti non erano davvero tutti pronti e al momento delle decisioni che non puoi affidare al passaggio floscio, al tiro con braccio corto si è vista la differenza in troppe cose importanti, le stesse che hanno fatto la differenza nel campionato e in Europa.
A metà del cammino per l’assegnazione dello scudetto pagelle timide negando il dieci all’arbitro Facchini che ancora tiene in tasca il pezzo di giornale dove si prese l’uno destinato ai grandi arbitri che peccano di protagonismo, una cosa di tanti anni fa, che ci ha promesso il ritiro dalla carriera se un giorno avesse trovato una pagella dove gli si dava dieci. No, vogliamo che resti, che faccia una bella Olimpiade, lui sa che tutti sanno che fra i chirurghi del campo non esiste uno con la mano migliore della sua: tre incisioni che fanno male ad una squadra, poi una che fa imbestialire la stessa e placa, per un attimo, la sua avversaria che già è stata condannata. Pagelle dunque prima dell’aspirina per passeggiata incauta sul colle.
10 A Terrel MCINTYRE altro genio della lampada che adesso i furboni del Panathinaikos vorrebbero scippare a Siena, alzando comunque i prezzi per tutti, una malattia che ingolferà il basket europeo come quello nazionale. Per fortuna Siena che quest’anno raccoglie premi per ogni cosa, l’ultimo quello vinto di misura su Armani, per la migliore sponsorizzazione, non starà a guardare, magari ha fermato Finley, ma intanto farà di tutto per tenersi il suo folletto con mano benedetta.
9 Al lituano KAUKENAS che ha fatto davvero gli straordinari in palestra, sconosciuti a molti italianizzi che fanno il muso in panchina, ma non ti danno mai l’idea di essere pronti, per essere protagonista nelle partite della verità.
8 Ad Ibrahim JAABER perché non pensavamo facesse tanti progressi in così poco tempo, perché ha dimostrato che se vai dietro ad uno come Repesa puoi davvero migliorare, cosa che era capitata anche con Diawara poi finito nel gorgo NBA.
7 Alla nazionale dell’IRAN per averci fatto sapere che il sommerso del basket italiano, quello dei giocatori che sarebbero in serie A senza tanti orchi intorno, questo almeno sostengono loro e chi li protegge e sponsorizza, non è poi così interessante come dicevano se alla fine si scoprirà che il migliore è ancora Garri.
6 A BALDINI, PARONELLI, GARIBOTTI, MONTELLA, COLUCCI, ex direttori di gara che si danno un gran da fare per il settore arbitrale, indicando strade, suggerendo comportamenti, facendo sapere alla casa madre che presto avremo soltanto arbitrini che hanno imparato il regolamento a tavolino, ma sul campo non ci sono mai stati e non capiranno mai il gioco, il ritardo in un blocco cieco.
5 A Neven SPAHIJA allenatore di scuola croata, eccellente sempre, campione di Spagna con il TAU se davvero lo manderanno via dopo una stagione dove ha fatto di tutto e di più perché ci fa venire in mente che certi allenatori di talento non sanno davvero essere pazienti con dirigenti che vorrebbero la luce soltanto sulla loro testolina.
4 A Gene GNOCCHI per averci obbligato a sorridere su uno degli ultimi rompipallone in rosa quando ha detto che la disperazione di Mancini non dipendeva dal licenziamento di Moratti, ma dalla triste idea di dover finire la carriera come telecronista SKY, la televisione che ha costretto il basket a mettersi in ginocchio per le finali alle nove di sera.
3 A Dejan BODIROGA che si sente già stanco adesso dopo aver scoperto come gira il mondo nel basket a livello politico. Usi la pazienza per domandarsi dove Roma ha sbagliato durante l’anno, non soltanto nella scelta di certi giocatori, ma anche nella frequentazione del Palazzo.
2 A Boscia TANJEVIC che insiste a sorprenderci dopo la vittoria nel campionato turco, convinto che i suoi sacrifici servano alla gente per distinguere gli allenatori veri dai quaqquaraqua.
1 A Shaun STONEROOK per non aver preso ancora a calci chi non vede la grandezza di un giocatore del suo tipo ed insiste nel dare premi a tutti gli altri, per la troppa pazienza verso avversari che pensano di poterlo innervosire gesticolando invece di saltare come lui.
0 All’ASSOCIAZIONE GIOCATORI italiani che insiste con questa idea dello sciopero anche davanti alla minaccia di squalifica federale perché i fatti, sul campo, dimostrano, che questi talenti nascosti sono bravi a protestare, molto meno a farci capire, con i fatti, che hanno diritto a pretendere un posto fisso in un mondo dove i precari devono essere sempre e soltanto gli altri.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

1. Milano. Alberto Contador ha vinto tre delle cinque gare a tappe alle quali ha partecipato, prima e dopo la sei giorni di Càdice. In ordine decrescente, d’importanza e di lunghezza: Giro d’Italia, Paesi Baschi, Castiglia e León. Alla Valenciana è arrivato sesto, al Murcia terzo. Di questo passo, è ormai alla sua portata pure un tris d’affermazioni molto ma molto più impegnativo, quello che mette in fila Tour de France 2007, Giro 2008 e Vuelta a España del settembre prossimo. Niente male per uno che ha quasi due anni meno del “giovane” Emanuele Sella. Il corridore c’è tutto, è veramente completo, è forte di testa come di gambe. “E l’atleta ha ancora qualche margine di miglioramento”, confida alla Settimana Sportiva il suo team manager Johan Bruyneel. Nella corsa rosa, senza preparazione specifica, è parso subito scattante fin da Agrigento e Pescocostanzo. Ha poi guadagnato contro il tempo e perso qualcosa nello spazio di pochi chilometri, verso Pampeago e Monte Pora. Ma nei tapponi successivi, sul Fedaia e sul Mortirolo, è sempre cresciuto. Diventerà un gigante?
2. La modestia di Riccardo Riccò – “Si dice sempre vinca il migliore. Ma questo Giro non lo vince il migliore” – è emersa tutta, e solo, nelle uniche vere cronometro individuali in programma al Giro: quelle di Urbino e Milano, di loro neanche piatte (la prima) o lunghe (la seconda). In 67,9 Km totali, addirittura 3’49” complessivi, hanno infine distanziato il Saunier Duval-Scott ‘dall’ultimo dei peggiori’, per dirla con il primo degli sconfitti. Alla media perdente di più di 3″ al Km. Così che oltre a non essere un serpente – insegnava la magnifica Rettore – si apprende in seguito che il Cobra non è neanche un drago, nella specialità che da sempre e comunque fa una bella differenza, nell’economia di una grande corsa a tappe. Oggi il povero Riccò ancora se la vedrebbe molto brutta, per esempio in un 95° Tour de France che lascia 82,5 Km di contre-la-montre, e all’Aso si sono trattenuti. Da domani, presto, l’esplosivo corridore che ha già acceso una Sanremo e un Lombardia, potrebbe fare il botto anzitutto nelle classiche. E dopodomani, galleria del vento fino a tardi.
3. Che lavoro fa il commissario tecnico della Nazionale di ciclismo, 364 giorni l’anno? E il selezionatore dell’Italia olimpica della strada, perlomeno dal 15/8/2004? Per esempio, prende nota. Al nome del campione uscente ne restano da aggiungere diversi altri, nelle liste per Varese e per Pechino. Ai Cinque cerchi, cinque nazionali (cronoman compreso). Franco Ballerini intende fare quadrato attorno all’oro di Atene, convocando almeno due gregari: Bruseghin, più uno tra Bosisio e Visconti. Favorito il primo. Altri appunti sparsi, dentro e fuori dal Giro. Lo stesso Paolo Bettini ha salutato senza vincere. Addio o arrivederci? Non ci sono state tappe più spettacolari di quelle del Fedaia e del Monte Pora. Non le più seguite in tv, peraltro. A proposito, lo share medio ha tenuto (20,7% agli arrivi, punta del 42%). Sul Mortirolo molto meno pubblico del previsto. Daniele Bennati è andato fortissimo anche nei percorsi misti e nell’ultima cronometro, quella strameritata da Marco Pinotti (in assenza di vento, per tutti). La “delusione” Vincenzo Nibali solo 11°, a 20’14”. Nel 2007, 19° a 31’42”.
4. Manuel De Vecchi ancora non andava in triciclo quando nei cinema di mezzo mondo “ET L’extraterrestre” (Usa 1982) sdoganava il bmx. Ventisei anni dopo, il rider veronese telefona a casa da Taiyuan, dai Mondiali cinesi prove generali – e di qualificazione – per le prossime Olimpiadi: pronto per i Giochi, a risentirci il 20-21/8. La specialità esordisce a Pechino mettendo in palio due sole medaglie, in pratica la metà di quelle distribuite lo scorso week-end, tra Standard e Cruiser. Ma sarà certo Shanaze Reade l’Élite più in vista a Laoshan, sul tracciato di 350 m disegnato da Tom Ritzenthaler, e predisposto su un’area attigua sia al velodromo sia al percorso di Mtb. La diciannovenne del Creshire (sì, la contea del gatto delle meraviglie che ispirò Lewis Carroll) ha incantato già a marzo, agli Iridati della pista di Manchester. Oro con la Pendleton nella velocità a squadre, bissando quello di Mallorca 2007. E adesso contro Ann-Caroline Chausson arriva il terzo titolo in tre anni, con le ruote piccole. Grande tecnica individuale, l’inglese. Mentre la Francia progredisce di squadra.

Francesco Vergani
francescovergani@yahoo.it